La metatarsalgia è uno stato doloroso che colpisce le teste dei metatarsi (4 in figura) ed è provocata dalla compressione del nervo plantare digitale o da problemi di sovraccarico in presenza di avampiede rotondo e convesso. Da un punto di vista anatomico, l’avampiede rotondo e problemi ai legamenti dei metatarsi favoriscono le compressioni del nervo plantare digitale. In questi casi possono comparire anche neuromi e artrosi a carico dei metatarsi e delle falangi.
La metatarsalgia provoca bruciori oppure forti dolori intermittenti; la funzionalità e la sensibilità di avampiede e dita è ridotta e, nella fase acuta, risulta impossibile correre.
Cosa fare – È necessario capire quale sia la causa della metatarsalgia. Ne indichiamo le principali:
1) una patologia di tipo degenerativo, infiammatorio o neoplastico. Un caso comune è rappresentato dal neuroma di Morton.
2) un sovraccarico allenante, cioè un errore per qualità e/o quantità dell’allenamento in un soggetto già anatomicamente predisposto.
3) una metatarsalgia biomeccanica, cioè dovuta a un’alterazione della funzione di carico del piede.
I punti 2 e 3 sembrerebbero equivalenti; in realtà c’è una differenza sostanziale. Nel caso 2) il piede è in grado di arrivare a un certo carico, anche interessante, mentre nel caso 3) non è in grado di gestire un carico allenante. Vedremo che la differenza sarà fondamentale quando si esamineranno i possibili rimedi.
In qualunque caso è necessario un periodo di stop di 15 giorni. Durante tale periodo è possibile eseguire un esame radiografico e un’ecografia per determinare la presenza di un neuroma o altre eventuali anomalie. Di solito con un periodo di stop di 15 giorni i casi 2) rientrano. Se dopo 15 giorni di stop il problema permane non resta che l’intervento dello specialista.
Oltre all’esame obbiettivo, che mette in evidenza forti dolori alla pressopalpazione, e l’esame dei referti radiografici, l’ortopedico potrà intervenire:
a) curando la patologia responsabile (per esempio, nel caso di un neuroma di Morton consigliando un intervento chirurgico)
b) con infiltrazioni nella zona interessata (nel solo caso 2, nel caso 3) non risolverebbero nulla)
c) consigliando eventualmente ortesi plantari. Il plantare deve essere impiegato solo in soggetti che hanno iniziato a correre da poco e hanno presentato il problema ai primi allenamenti impegnativi. Usare un plantare in atleti che hanno presentato la metatarsalgia dopo anni di attività può essere controindicato perché sicuramente hanno messo in atto meccanismi di compensazione che solo l’età (per esempio artrosi) ha rimosso. Ristabilendo l’equilibrio del piede, il plantare può alterare l’equilibrio di altri distretti (ginocchia, achilleo ecc.) che si erano adattati perfettamente alla situazione biomeccanica errata del piede. L’alternativa al plantare è l’intervento chirurgico.
La riabilitazione prevede una ginnastica specifica e attività alternative alla corsa (nuoto, corsa in acqua).